Obiettivo 14 - Vita sott'acqua
In Italia Nel Mondo Proposte Target Approfondimenti
Contesto italiano
Rispetto all’ Obiettivo Vita sott’acqua, il Rapporto ASviS 2021 evidenzia che le novità, inclusi gli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), prestano un’attenzione del tutto marginale all’argomento. Risulta ancor più paradossale, nel quadro delle Strategie per l’economia blu, adottate dalla Commissione europea e dal Consiglio dell’Ue, che la politica nazionale continui a trascurare il mare quale fonte insostituibile di ricchezza naturalistica, storico-culturale ed economica.
Pnrr prevede un investimento di 400 milioni di euro che potrà contribuire a colmare i ritardi nelle capacità di monitoraggio previsto dalla Strategia marina, sebbene continui a mancare sostanzialmente un’interfaccia efficace tra scelte politiche e istituzioni scientifiche. Il quarto rapporto sullo Stato del capitale naturale in Italia del 2021, ad esempio, propone un’importante opera di ripristino degli ecosistemi marini, ma né il Pnrr, né altri strumenti strategici e normativi danno risposte in merito.
Riguardo all’attuazione della Strategia marina, la prevenzione dell’inquinamento dei corpi idrici e la riduzione dell’uso della plastica monouso, il Pnrr prevede uno stanziamento di 0,4 miliardi. Tuttavia, non ci sono riferimenti per valutare in che misura l’azione riuscirà a colmare i ritardi nell’attuazione della Strategia marina.
Per quanto concerne il tema dell’estensione delle aree marine protette, la Legge di Bilancio 2021 prevede l’incremento di 3 milioni di euro per l’autorizzazione di spesa prevista dall’Art. 8, comma 10, della L. 93/2001, al fine di garantire il funzionamento e la gestione delle aree marine protette e dei parchi sommersi.
Dal 2015 al 2018 si assiste a un continuo peggioramento italiano al perseguimento di questo obiettivo, dovuto all’aumento dell’attività di pesca e degli stock ittici in sovrasfruttamento, che raggiungono il 92,7%, un livello nettamente più critico di quello registrato a livello europeo (nel Nord-Est dell’Atlantico), pari al 43,1%. Secondo il Sustainable development solutions network, l’Italia è il peggiore tra tutti i Paesi europei e del G20 (ad eccezione del Giappone) per la quota di pesce prelevato da stock ittici collassati o sovrasfruttati.
Inoltre, si sottolinea che dal 2013 in poi la consistenza dell’attività di pesca-Cpue, che misura la pressione antropica sulle risorse ittiche, è aumentata costantemente (+44,4%) registrando nel 2018 il valore peggiore di tutta la serie storica (pari a 11,7 kg/die).
Rispetto alle aree marine protette si evidenzia una sostanziale stabilità dell’indicatore dal 2010 al 2019, anno in cui si attesta a quota 1,7%, ancora molto distante dall’obiettivo del 30% entro il 2030 previsto dalla Strategia europea per la biodiversità.
Contesto internazionale
Gli oceani del mondo - la loro temperatura, la loro composizione chimica, le loro correnti e la loro vita - influenzano i sistemi globali che rendono la Terra un luogo vivibile per il genere umano. L’acqua piovana, l’acqua che beviamo, il meteo, il clima, le nostre coste, molto del nostro cibo e persino l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo sono elementi in definitiva forniti e regolati dal mare. Nel corso della storia, gli oceani e i mari sono stati e continuano ad essere canali vitali per il commercio ed il trasporto.
Fatti e cifre
- Gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre, contengono il 97% dell’acqua presente sulla Terra e rappresentano il 99% di spazio, in termini di volume, occupato sul pianeta da organismi viventi.
- Più di 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento.
- Gli oceani contengono approssimativamente 200.000 specie identificate, ma i numeri reali potrebbero aggirarsi rientrare nell’ordine dei milioni.
- Gli oceani assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dagli umani, mitigando così l’impatto del riscaldamento globale sulla Terra.
- Le industrie ittiche marine danno impiego, direttamente o indirettamente, a più di 200 milioni di persone.
- Il 40% degli oceani del mondo è pesantemente influenzato dalle attività umane, il cui impatto comprende l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita di habitat naturali lungo le coste.
Le proposte dell’ASviS per preservare la “Vita sott’acquaâ€
- Affrontare il tema dell’attuazione della Strategia marina con un approccio sistemico e integrato, con valutazioni d’impatto ex ante ed ex post di tutte le politiche.
- Contrastare il fenomeno dell’acidificazione del mare e dei relativi effetti sugli ecosistemi tramite un impegno concreto e strutturato da parte delle istituzioni scientifiche nazionali, aderendo e promuovendo partenariati europei e internazionali.
- Favorire la co-gestione sostenibile della pesca, promuovendo e sostenendo le esperienze della piccola pesca, come suggerito dal Piano di azione regionale della Commissione generale della pesca in Mediterraneo firmato anche dall’Italia,– che necessita di essere riconosciuto a livello giuridico.
- Gestire efficacemente il 100% delle Aree marine protette (Amp) e dei Siti di importanza comunitaria (Sic) marini italiani, in modo da eliminare il fenomeno dei paper park, ovvero aree aventi uno status di luogo protetto solo sulla carta, che secondo gli esperti necessitano di maggiori attività di protezione per arrestarne il degrado, e rispettare le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia.
- Definire entro il 2021 un piano per porre fine a tutte le sovvenzioni dannose già incluse nell’ultimo catalogo pubblicato dal Mite/Mattm, e prevedere al più presto possibile, e comunque entro il 2025, che i sussidi dannosi cessino di essere erogati e che siano progressivamente reindirizzati verso investimenti favorevoli alla biodiversità.
- Sostenere in sede Ue e in tutti i consessi internazionali (Omc, G7, G20) le più avanzate posizioni per un multilateralismo efficace per una gestione sostenibile dei mari.
Target
14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo l'inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare quello proveniente dalle attività terrestri, compresi i rifiuti marini e l'inquinamento delle acque da parte dei nutrienti
14.2 Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendo per il loro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi
14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell'acidificazione degli oceani anche attraverso una maggiore cooperazione scientifica a tutti i livelli
14.4 Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, la pesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive, e mettere in atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile come determinato dalle loro caratteristiche biologiche
14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine, coerenti con il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili
14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono all’eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e astenersi dall'introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, riconoscendo che un trattamento speciale e differenziato adeguato ed efficace per i paesi in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati dovrebbe essere parte integrante del negoziato sui sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mondiale del Commercio[1]
14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economici derivanti dall'uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell'acquacoltura e del turismo
14.a Aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento di tecnologia marina, tenendo conto dei criteri e delle linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul trasferimento di tecnologia marina, al fine di migliorare la salute degli oceani e migliorare il contributo della biodiversità marina per lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati
14.b Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati marini
14.c Migliorare la conservazione e l'uso sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione del diritto internazionale, che si riflette nell’UNCLOS[2], che fornisce il quadro giuridico per l'utilizzo e la conservazione sostenibile degli oceani e delle loro risorse, come ricordato al punto 158 de “Il futuro che vogliamo”