Obiettivo 13 - Lotta contro il cambiamento climatico
In italia Nel Mondo Proposte Target Approfondimenti
Il contesto italiano
In merito all’Obiettivo Lotta contro il cambiamento climatico, il Rapporto ASviS 2021 sottolinea che in Italia, alla lotta ai cambiamenti climatici non viene riconosciuta la giusta importanza nel quadro della ripresa economica. Nemmeno il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), secondo il documento, risulta incisivo nell’allocazione delle risorse e nelle riforme per innovare i settori chiave.
Le emissioni nazionali di gas serra sono infatti stabili da anni, nonostante l’Accordo di Parigi, che richiede una riduzione media annua del 7,6% da qui al 2030. Per l’Europa e l’Italia questo significa una riduzione delle emissioni del 65% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, andando quindi oltre l’attuale target del 55%. In proposito va considerato che in Italia l’energia deriva in gran parte dal gas naturale.
Il Rapporto fa notare, inoltre, che né il Pnrr né altri strumenti strategici e normativi, fanno riferimento al Piano d’azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), ancora in via di approvazione e che già necessita di aggiornamenti in linea con la nuova Strategia europea per l'adattamento. L’investimento previsto dal Pnrr per il dissesto idrogeologico è di 2,49 miliardi di euro: non è però reso evidente in quale misura le somme stanziate si integrino con altri Piani – considerato inoltre che il fabbisogno approssimativo calcolato dai più recenti rapporti dell’Ispra è di 26,5 miliardi di euro. Altri sei miliardi vengono stanziati per interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni.
In Italia, dal 2010 al 2014, è stata registrata una riduzione delle emissioni del 18,2%, seguita da una sostanziale stabilità nei successivi cinque anni, connessa con la ripresa economica. Nel 2020 si evidenzia un forte miglioramento: le emissioni di gas serra pro-capite si sono infatti ridotte del 7%, attestandosi nell’ultimo anno a 6,6 tonnellate di CO2 pro-capite. Questo risultato, però è collegato all’interruzione di una buona parte delle attività produttive durante la pandemia, e non a una reale transizione del sistema economico. Inoltre, nonostante la marcata riduzione osservata nel 2020, il trend osservato negli ultimi anni non è coerente con l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, né è sufficiente per rispettare l’Accordo di Parigi. C’è dunque bisogno di politiche che possano guidare l’Italia verso la neutralità carbonica entro il 2050.
Contesto internazionale
Il cambiamento climatico interessa i Paesi di tutti i continenti. Le persone stanno sperimentando gli impatti significativi del cambiamento climatico, quali ad esempio il mutamento delle condizioni meteorologiche, l’innalzamento del livello del mare e altri fenomeni meteorologici ancora più estremi. Le emissioni di gas a effetto serra, derivanti dalle attività umane, sono la forza trainante del cambiamento climatico e continuano ad aumentare. Attualmente sono al loro livello più alto nella storia. Se non si prendono provvedimenti, si prevede che la temperatura media della superficie terrestre aumenterà nel corso del XXI secolo di 3°.
Fatti e cifre
- Dal 1880 al 2012 la temperatura media globale è aumentata di circa 0,85°C. Per rendere l’idea, per ogni grado in aumento, il raccolto del grano cala del 5% circa.
- Gli oceani si sono riscaldati, la neve e il ghiaccio sono diminuiti e il livello del mare si è alzato. Dal 1901 al 2010, il livello globale medio dei mari si è alzato di 19 cm. L’estensione del ghiaccio dell’Artico si è ritirata in ogni decade a partire dal 1979, con una perdita di 1,07 milioni di chilometri quadrati in ogni decade.
- Si presenta per tutti un unico scenario: date le attuali concentrazioni e le continue emissioni di gas serra, è molto probabile che entro la fine di questo secolo, l’aumento della temperatura globale supererà 1,5°C rispetto al periodo dal 1850 al 1990. Gli oceani si riscalderanno e i ghiacci continueranno a sciogliersi. Si prevede che l’aumento medio del livello del mare raggiunga i 24-30 cm entro il 2065 e i 40-63 cm entro il 2100. Molti aspetti del cambiamento climatico persisteranno per molti secoli anche verranno ridotte le emissioni di CO 2 .
- Dal 1990 le emissioni globali di diossido di carbonio (CO 2 ) sono aumentate del 50% circa.
- È ancora possibile limitare l’aumento della temperatura media a 2°C rispetto ai livelli pre-industriali utilizzando una vasta gamma di misure tecnologiche e modificando il nostro comportamento.
Le proposte dell’ASviS su "Lotta contro il cambiamento climatico"
- Anticipare, possibilmente al 2030, il divieto di commercializzazione degli autoveicoli con motori a combustione, nonché favorire la chiusura delle centrali a carbone dal 2025.
- Prevedere possibilità di finanziamento pubblico per il Pnacc, inserendo, nelle politiche macro-fiscali, le valutazioni dei danni al bilancio statale generate dall’inazione o dall’inadeguata preparazione ai fenomeni climatici.
- Attivare gli istituti partecipativi previsti nella Legge europea per il clima e nel Patto per il clima, rendendoli operativi già dall’inizio del 2022, e definire un Piano per l’istruzione e la sensibilizzazione al cambiamento climatico, attraverso media, scuole, istituzioni culturali.
- Come indicato dall’Unep nell’ultimo Adaptation gap Report, è necessario rispettare l’obiettivo principale del Green Climate Fund di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per i Paesi in via di sviluppo.
- Costruire, a partire dalla Legge di Bilancio per il 2022, un piano con una sequenza temporale definita per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, in coerenza con la progressiva introduzione di misure di fiscalità ecologica e di tariffazione del carbonio, attivando meccanismi compensativi di giusta transizione per le attività economiche colpite.
- Prevedere la riconversione in incentivi alla decarbonizzazione dei sussidi alle fonti fossili, al più tardi al 2025, favorendo il miglior utilizzo delle nuove entrate generate dal carbon pricing e dal meccanismo di tassazione del carbonio alle frontiere.
- Assumere gli impegni internazionali sul contrasto ai cambiamenti climatici e sulla perdita di biodiversità come linea guida delle politiche nazionali, in modo da orientare la trasformazione del sistema produttivo nel perseguimento del benessere sociale e dell’interesse delle future generazioni.
Target
13.1 Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i paesi
13.2 Integrare nelle politiche, nelle strategie e nei piani nazionali le misure di contrasto ai cambiamenti climatici
13.3 Migliorare l'istruzione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale riguardo ai cambiamenti climatici in materia di mitigazione, adattamento, riduzione dell’impatto e di allerta precoce
13.a Dare attuazione all'impegno assunto nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per raggiungere l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 congiuntamente da tutte le fonti, per affrontare le esigenze dei paesi in via di sviluppo nel contesto delle azioni di mitigazione significative e della trasparenza circa l'attuazione e la piena operatività del “Green Climate Fund” attraverso la sua capitalizzazione nel più breve tempo possibile
13.b Promuovere meccanismi per aumentare la capacità di una efficace pianificazione e gestione connesse al cambiamento climatico nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo concentrandosi, tra l’altro, sulle donne, i giovani e le comunità locali ed emarginate
Per approfondire
OECD Survey on Planning and Coordinating the implementation of the SDGs, 2016
The Sustainable Development Goals Report 2016, 2016
Rapporto ASviS 2016 - L'Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
UNFCCC, Report of the Conference of the Parties, 2016
Disegno di legge di ratifica della COP21, 2016
World Bank Group Climate Change Action Plan, 2016